I miliardi di microrganismi che vivono dentro di noi influenzano svariati aspetti della nostra salute: dall’umore al peso, fino alle allergie e le infiammazioni. Ecco come preservare il loro equilibrio, dalla tavola al tempo libero.

C’è tutto un mondo dentro di noi: un universo parallelo popolato da miliardi di microrganismi che ci condizionano, in positivo o in negativo, secondo l’equilibrio che li regge. Negli ultimi anni, infatti, le ricerche scientifiche condotte dalla neurogastroenterologia hanno dimostrato che la flora batterica intestinale può influenzare un po’ tutto: pressione arteriosa, malattie cardiache, obesità, diabete, allergie e malattie autoimmuni (come l’artrite reumatoide), fino all’ansia e alla  depressione. Ecco quali sono le principali sfere d’influenza sull’organismo del microbiota intestinale e come proteggerlo con le indicazioni del professor Massimo Cocchi, biochimico della nutrizione, presidente onorario della SIBS, Società Italiana di Biologia Sperimentale.

L’umore

L’intestino è considerato un “secondo cervello” autonomamente dotato di una fitta rete di circuiti neuronali, proteine e neurotrasmettitori, che al pari delle sostanze prodotte dal sistema nervoso centrale contribuiscono al buon funzionamento dell’intero organismo. “Non tutti sanno, per esempio, che il 95% circa della serotonina, l’ormone del buonumore, è prodotto nell’intestino, dove agisce come uno dei regolatori della motilità intestinale”, dice Cocchi. Ma non di sola serotonina: sembra che alcuni specifici batteri che compongono il microbiota influiscano direttamente sull’umore. Lo dice uno studio pubblicato sulla rivista Nature Microbiology che ha coinvolto due campioni indipendenti, ciascuno di oltre 1000 persone. Condotto da Jeroen Raes del VIB-KU a Lovanio, in Belgio, lo studio ha evidenziato che due tipi di batteri, Coprococcus e Dialister, sono consistentemente ridotti nell’intestino delle persone che soffrono di depressione.

Le allergie

I batteri del nostro intestino potrebbero aiutare a prevenire e in futuro addirittura a curare le allergie alimentari. È la promessa che arriva da un lavoro condotto presso il Brigham and Women’s Hospital e l’Ospedale Pediatrico di Boston, pubblicato sulla rivista Nature Medicine. Gli esperti hanno scoperto che il microbiota intestinale è alterato nei bambini che soffrono di allergie alimentari e hanno dimostrato che una terapia per bocca che ripristini il corretto equilibrio dei batteri intestinali è in grado di prevenirle o curarle. “È dimostrato che il microbiota influisce anche sulle pollinosi: recenti risultati dicono che livelli elevati di Bifidobatteri e Lattobacilli sono caratteristici della sensibilizzazione allergica e che la somministrazione di alcuni ceppi di Lactobacillales e Bifidobacteriales può sopprimerla”, dice Cocchi.

Le infiammazioni croniche

La stretta relazione tra infiammazione e intestino è lapalissiana se si pensa alle malattie croniche e infiammatorie che lo possono colpire, come il morbo di Crohn. Ma esiste anche un’infiammazione fisiologica, che si accende tutte le volte che mangiamo per favorire l’assimilazione dei nutrienti “spegnendosi” subito dopo, e che è sostenuta dalla flora batterica intestinale. Di conseguenza, un microbiota sano contribuisce a “spegnere” l’infiammazione cronica e silente, quel fuocherello che arde costantemente nei tessuti. Infiammazione che, non dimentichiamolo, è un’osservata speciale della scienza, perché secondo gli studi più recenti accelera l’invecchiamento ed è il regista occulto di una nutrita e multiforme serie di malattie, da quelle più “leggere” come i mal di testa ricorrenti, le infezioni, l’astenia, ad altre decisamente importanti come la psoriasi, l’obesità, il diabete, l’infarto, l’ictus, le malattie autoimmuni e infiammatorie dell’intestino e neurodegenerative come l’Alzheimer.

Il sistema immunitario

La ricerca ha recentemente scoperto che il microbiota è un regolatore intrinseco di tutte le risposte immunitarie dell’organismo.I meccanismi coinvolti sono diversi e complessi: tra quelli con maggiore rilevanza spicca il ruolo di uno speciale tessuto presente nell’intestino, il GALT (acronimo di Gut Associated Lymphoid Tissue, ovvero tessuto linfoide associato all’intestino). “Nel GALT, le cellule della difesa, come i macrofagi, i linfociti e le cellule dendritiche, sono organizzate in modo tale da garantire, insieme ad altri componenti, la corretta attivazione della risposta immunitaria in caso di necessità”, spiega l’esperto.

Il peso

A livello intestinale si trovano due molecole: l’oleiletanolamide, che viene secreta dopo i pasti come segnale di sazietà, e l’anandamide, che invece stimola l’appetito ed è sintetizzata in fase di digiuno. Ma una delle connessioni più affascinanti è quella che collega la composizione della flora batterica intestinale alla “gestione” del peso. Sì, insomma: sarebbe lei che, come un direttore d’orchestra, detta i tempi (e l’entità) non solo della digestione e dell’assimilazione dei cibi (e della sintesi di alcune vitamine, come quelle del gruppo B e la vitamina K), ma anche dell’aumento o della diminuzione degli accumuli adiposi. Le ricerche a sostegno della tesi non mancano. “Gli studi sui topolini, ad esempio, hanno dimostrato che il microbiota  partecipa all’apporto calorico principalmente attraverso due meccanismi: l’estrazione di calorie dagli oligosaccaridi non digeribili dall’organismo e la modulazione della capacità di assorbimento della mucosa dell’intestino”, spiega Cocchi. In altre parole, la flora batterica incide sull’energia apportata con il cibo, contribuendo a elaborarla e a mantenere in buona salute tutto l’organismo, in un rapporto di cosiddetta simbiosi.

L’ABC per un microbiota sano

Per mantenere un microbiota sano e pimpante è fondamentale evitare le diete sbilanciate, soprattutto quelle ricche di grassi saturi o di zuccheri. “Il modello alimentare ideale è quello mediterraneo, ovvero particolarmente ricco di carboidrati integrali, olio extravergine d’oliva, frutta secca con guscio, oltre che di legumi, frutta e verdura fresche che sono fonti di fibre capaci di stimolare la crescita di specie batteriche ad azione probiotica”, dice Cocchi. Un ruolo protettivo sembra averlo anche l’acido butirrico: per questo è basilare non escludere dalla dieta i latticini e il burro. “È importante consumare prevalentemente olio extravergine di oliva e non oli di semi, per evitare che le membrane dei batteri ‘buoni’, diventando troppo fluide, non riescano più ad aderire correttamene alla parete epiteliale dell’intestino, aprendo così il varco al passaggio nell’organismo di sostanze nocive, come le citochine pro-infiammatorie”, spiega Cocchi. Fondamentale anche contrastare lo stress con tecniche di relax, meditazione e attività ludiche, perché anche le tensioni alterano il microbiota, come dimostrato da uno studio della Brigham Young University, pubblicato su Scientific Reports, diminuendo così la produzione di serotonina e influenzando negativamente il tono dell’umore. Un aiuto portentoso lo fornisce anche l’attività fisica: uno studio dell’Università Nazionale dell’Irlanda, pubblicato sulla rivista scientifica Gut, ha dimostrato che gli atleti hanno livelli inferiori di marker infiammatori (indicatori di profili metabolici migliori)  e una più ampia e proficua varietà di microbi intestinali. Come dire: mens sano in corpore sano e… in intestino sano.

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